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Turismo e sostenibilità

Quali sono gli impatti e le conseguenze del turismo sull’ambiente e sul clima?

L’industria del turismo contribuisce al cambiamento climatico subendone al contempo le conseguenze. Il viaggio – per motivi di svago, lavoro, … – implica lo spostamento verso località differenti da quella abituale e, di conseguenza, l’utilizzo di differenti modalità di trasporto. Un recente studio dell’Organizzazione Mondiale del Turismo ha stimato che il 5% delle emissioni di CO2 globali è generato dalla movimentazione dei turisti. Oltre al trasporto, lo shopping e l’approvvigionamento (e anche lo spreco) di cibo sono annoverate fra i principali emettitori di gas ad effetto serra.

Al contempo, le variazioni del clima causeranno seri danni al turismo. L’innalzamento del livello dei mari, la crescita dei fenomeni estremi, l’acidificazione degli oceani e l’aumento delle temperature metteranno a rischio tutte le destinazioni turistiche, da quelle balneari a quelle montane. Gli impatti non sono limitati alle sole destinazioni: le variazioni del clima metteranno in difficoltà anche l’operatività delle imprese del turismo. Ad esempio, una minore disponibilità di acqua potrebbe causare conflitti di utilizzo tra l’industria del settore e la comunità locale. L’aumento di eventi estremi inciderebbe negativamente sull’operatività delle aziende e renderebbe le compagnie di assicurazione più riluttanti a fornire la copertura dato il rischio elevato; lo sforzo per la riduzione delle emissioni potrebbe provocare una crescita dei costi sostenuti, con ricadute negative sui prezzi.

A livello internazionale vi è una volontà condivisa di avviare il turismo verso la neutralità climatica. Un forte impulso è stato dato dalla dichiarazione di Glasgow nel 2021, una condivisione di intenti (da tramutarsi in azioni concrete) per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050. Cinque sono gi strumenti chiave: misurare, de–carbonizzare, rigenerare, collaborare, finanziare. Gli stessi Paesi, attraverso i piani di sviluppo strategico del turismo, hanno avviato azioni per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Cosa si intende per turismo sostenibile?

La sostenibilità è oggi un elemento centrale nel turismo. La crescente attenzione ed il dibattito che si è generato attorno al tema hanno stimolato destinazioni ed operatori ad interessarsi e costruire prodotti e servizi coerenti, anche (e soprattutto) in risposta ad una domanda sempre più sensibile ed esigente. Questa crescente attenzione, tuttavia, ha generato una certa confusione.

Come possiamo quindi definire il turismo sostenibile? Una risposta unica non esiste, questo concetto è ampio ed assume numerosi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Da un punto di vista comportamentale (prospettiva della domanda) lo possiamo considerare come una modalità di viaggio:

  • responsabile e consapevole degli effetti sulle risorse naturali, culturali e sulle comunità locali;
  • capace di creare conoscenza e comprensione attraverso l’interpretazione e l’educazione:
  • basata sulla scelta di opzioni di mobilità, di alloggio e ristorazione green (ossia a basso impatto ambientale);
  • volta (anche) a scoprire destinazioni meno note e lontane dai tradizionali circuiti turistici, dove svolgere esperienze attive e sensoriali.

Se, invece, guardiamo all’offerta, il turismo sostenibile non è un vero e proprio segmento turistico al pari, ad esempio, del turismo balenare o montano. È l’aspirazione, trasversale a tutte le pratiche, di creare valore ambientale, economico e sociale duraturo, di ricercare un equilibrio – perfettibile – tra i benefici ed i costi attuali e futuri derivanti dal turismo.  



Perchè il turismo enogastronomico è sostenibile?

 

Concorre a valorizzare le aree rurali

Qui si concentra la maggior parte delle eccellenze agroalimentari e vitivinicole italiane. I turisti, soprattutto internazionali, nel Belpaese tendono a concentrarsi sulle destinazioni più note – grandi città d’arte e capitali balneari, oggi sempre più “gravate” da questi flussi – frequentando meno i territori rurali. Il turismo enogastronomico può muovere i viaggiatori verso questi luoghi, riducendo le distanze con le città e le mete ad alto afflusso.

 

Sostiene processi di tutela e valorizzazione del patrimonio enogastronomico

La perdita della biodiversità alimentare e della cultura culinaria italiana causerebbe un danno ingente per l’intero sistema–Paese. La valorizzazione del turismo enogastronomico porta benefici in termini di sviluppo turistico, di reddito ulteriore per il sistema agricolo, ma anche per sostenere processi di tutela e valorizzazione.

 

Stimola l’adozione di stili di vita più sani

Cattiva alimentazione e scarsa attività fisica rappresentano seri problemi di salute individuale e pubblica. Accrescono il rischio per patologie croniche, la cui cura incide in modo forte sulla spesa sanitaria nazionale. L’esperienza turistica enogastronomica diventa occasione per acquisire abitudini più salutari: può migliorare la consapevolezza nutrizionale e, attraverso l’edutainment, fornire indicazioni per migliorare le proprie abitudini. 7 turisti su 10 vorrebbero trovare in vacanza menù con ricette che fanno bene alla salute. Offre opportunità per ritrovare il benessere psico–fisico, abbinando la scoperta dell’enogastronomia locale ad attività sportive leggere (tour a piedi ed in bicicletta tra i vigneti, uliveti, …). 

 

Favorisce un approccio carbon neutral

Turismo ed agricoltura sono responsabili delle variazioni del clima e al tempo stesso ne subiscono le conseguenze in una sorta di effetto domino. Per affrontare questo problema globale, è necessario dare risposte locali. Ecco che il turismo enogastronomico può essere una risposta, poiché capace di combinare forme slow di scoperta ed esperienza del territorio con pratiche agricole sostenibili che si prendono cura dell’ambiente e garantiscono prodotti di qualità e sicuri.

Cosa vogliono i turisti?

Prodotti locali, attenzione all’ambiente ed alle persone, etica aziendale. La sostenibilità è un driver di scelta dell’esperienza enogastronomica, genera attenzione, stimola alla partecipazione. Alta è l’attenzione verso tutto ciò che tocca la tematica ambientale: oltre alla disponibilità di degustazioni ed esperienze culinarie a base di soli prodotti locali (importante per 3 italiani su 4), i nostri connazionali prediligono aziende che adottano pratiche sostenibili – dalla riduzione dei consumi energetici ed idrici all’adozione di certificazioni ambientali. Anche comportamenti aziendali ed iniziative di etica sociale sono tenuti in considerazione, sfatando in parte l’opinione diffusa che la sostenibilità per le persone riguardi solo l’ambiente. Il 68% deli italiani si mostra più propenso a fare esperienza laddove l’azienda ha in atto progetti a supporto della comunità locale, ed il 67% se viene offerta la possibilità di fare acquisti presso i piccoli produttori locali.

Nella scelta della meta la sostenibilità è importante per il turista. Gli italiani valutano attentamente se e quanto è sostenibile la destinazione che si accingono a visitare. Quali elementi prendono in considerazione? La possibilità di alloggiare in strutture green (indicata da oltre 3 viaggiatori su 4), raggiungere la meta con mezzi poco impattanti, muoversi all’interno con biciclette.

Chi viaggia desidera essere inoltre informato in modo chiaro sulla sostenibilità. Prima della partenza, per essere sicuro che l’azienda e quanto questa offre (in termini di prodotti, servizi ed esperienze) è effettivamente sostenibile. Così come durante l’esperienza: 6 italiani su 10 vorrebbero conoscere in dettaglio le tecniche utilizzate per minimizzare gli impatti sull’ambiente, i progetti e le iniziative per il benessere del personale e dell’azienda.

È importante aiutare chi viaggia ad avere comportamenti più sostenibili, informando in modo semplice e trasparente e supportando nelle scelte.

Cosa possono fare le imprese e le destinazioni per essere sostenibili?

Per le imprese

L’interesse dei turisti c’è, sta alle imprese del turismo enogastronomico adoperarsi per soddisfare questa esigenza e trasformarla in valore aggiunto. Come fare? È opportuno partire dal verificare cosa si sta facendo e misurare il livello di sostenibilità per capire cosa e come migliorare, anche mettendosi nell’ottica di chi viaggia. Questo processo di miglioramento – che può tradursi nell’ottenimento di certificazioni – ha certamente dei costi, che però possono essere ammortizzati partecipando ai bandi esistenti promossi da enti locali, regionali e nazionali. Vi è qui inoltre da sottolineare che esiste una correlazione positiva ed incrementale tra livello di sostenibilità di un’impresa e la sua produttività: studi recenti mostrano che le aziende altamente sostenibili sono il 10,2% più produttive di quelle che non adottano alcuna iniziativa. L’essere sostenibili deve essere mostrato e comunicato ai propri clienti, fornitori, agli operatori del territorio ed alla comunità locale affinché diventi valore aggiunto. Ed anche ai turisti potenziali e reali: ecco che una comunicazione integrata e coerente stimola il viaggiatore e lo induce all’acquisto.

 

Per le destinazioni

Chi governa il turismo (a livello locale, regionale e nazionale) dovrebbe supportare l’adozione di approcci sostenibili nei prodotti, servizi ed esperienze a tema enogastronomico. Sia attraverso azioni di soft power – modifiche normative, formazione, scambio di conoscenze – sia attraverso incentivi che realizzando infrastrutture e strutture funzionali allo scopo (ad esempio quelli che abbiamo citato come hub enogastronomici, itinerari, …). Parimenti è opportuno che accrescano la propria visibilità (e reputazione) come meta enogastronomica sostenibile adottando una strategia di comunicazione coerente ed omnicanale verso l’esterno (campagne pubblicitarie) che l’interno (premi per dare risalto alle buone pratiche).