TURISMO DELLE RADICI: esplorare le origini italiane attraverso cultura e enogastronomia

MARCANTONIO RUISI

UNIVERSITÀ DEGLI STIUDI DI PALERMO

Marcantonio Ruisi| Professore ordinario e Chief del «Contamination Lab» dell’Università degli Studi di Palermo. È vice-presidente Società Italiana di Scienze del Turismo (SISTUR) e coordinatore della Collana di Quaderni di Ricerca Economico Aziendale: Teoria e Casi

Il 2024 è stato l’anno delle radici italiane nel mondo. Nel sito ufficiale del Consolato Generale d’Italia viene presentato il progetto «Italea» rivolto sia a «coloro che già conoscono le proprie origini italiane e che  vogliono organizzare un viaggio per esplorare i luoghi, le tradizioni e la cultura dei propri antenati, sia a chi desidera scoprire la propria discendenza italiana». Italea si concretizza come rete territoriale anche di genealogisti preparati a supportare gli italiani all’estero e gli italo-discendenti a riconnettersi con le proprie origini. Incontro con discendenti ancora in loco, ricerche d’archivio, scoperta dei monumenti e dei luoghi simbolo del territorio, dimore delle famiglie d’origine, ma anche tradizioni religiose e gastronomiche che qualificano le proprie radici, sono tra gli elementi che contraddistinguono il fenomeno noto come «turismo delle origini».

Dalle evidenze riconducibili a varie esperienze di campo, l’enogastronomia è a pieno titolo uno degli “attrattori immateriali” maggiormente ricercati ed esperiti, insieme a quello dei riti religiosi, talora strettamente correlati. Enogastronomia in particolare a km 0, quindi realizzata con prodotti del territorio e di remota origine (si pensi al recupero dei grani antichi, di ancestrali cultivar, di vitigni storici, ecc.). Il turismo delle radici investe territori solitamente fuori dai riflettori del turismo dei grandi numeri e quindi delle destinazioni più à la page. Il turismo delle radici cerca il contatto con i luoghi, ma anche (e soprattutto) con i cittadini e la gente del luogo depositari di storie, narrazioni e ricette, ritenute rilevanti e – non di rado – di forte impatto emotivo. Sagre e festival enogastronomici possono arricchire l’esperienza di visita, potendo offrire richiami di forte connessione con le pratiche del vivere quotidiano dei propri antenati.

Il turismo delle radici, per quanto detto, tende spesso a connotarsi come «turismo relazionale, esperienziale, emozionale» in cui il visitatore vuole giocare un ruolo attivo di co-generatore della stessa offerta, ad esempio partecipando ad esperienze di campo, come campagne di raccolta (vendemmie, ecc.), pesca-turismo, laboratori di trasformazione agroalimentare, attività artigianali, solo per citare alcuni esempi.

Tradurre tutto ciò in un’offerta attraente e soddisfacente delle aspettative del turista delle radici richiede sensibilità («intelligenza emotiva»), preparazione e conoscenza dei luoghi (spesso borghi minori), dei prodotti tipici, delle persone chiave, così come dei vincoli ambientali, visto il desidero esplicito di voler preservare il territorio (finalmente) raggiunto, e di cui si può rivestire il ruolo di ambasciatore nel mondo. Conoscere i territori, attraversare consapevolmente gli spazi, passa spesso attraverso un’operazione di previa informazione, documentazione ed esplorazione che richiede, nei confezionatori dell’offerta, esplicite competenze.

Si è ribadita l’importanza delle esperienze gastronomiche, dei percorsi a contatto con le attività di produzione di ingredienti base e conseguenti trasformazioni. Un ruolo importante sembrano giocare – oltre alle fiction che promuovono certi territori e le loro tradizioni culinarie come Il Commissario Montalbano – le trasmissioni televisive che propongo percorsi di visita e di show-cooking, come quelli mandati in onda da alcuni canali televisivi dedicati: si pensi alla narrazione di vari territori siciliani ad opera di Giusi Battaglia, con il programma «Giusina in cucina on the road» trasmesso su Food Network, in cui la protagonista e i suoi ospiti presentano luoghi e tradizioni a partire dalle ricette radicate nel vissuto locale. Il turismo gastronomico si interpreta di certo quale turismo culturale, e comunque driver essenziale della promozione turistica di un territorio.

Bibliografia:

  • Ferrari S., Nicotera T., Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia, EGEA, Milano, 2021.
  • Goleman D., Intelligenza emotiva, Rizzoli, Segrate, 2011.
  • Picciotto L., Ruisi M., Damiano R., «The promotion of tourism in Italian regions from a sensorial perspective: a  website content analysis», International Journal of Digital Culture and Electronic Tourism, 2022, 4(1).
  • Ruisi M., Turismo relazionale. Logiche di sviluppo reticolare ed etica dell’ospitalità per l’azienda turistica di piccola dimensione, Giuffré, Milano, 2004.

Testa M., Il turismo esperenziale professionale e sostenibile, Franco Angeli, Milano, 2023.